Come essere un buon leader?
Cosmopolita, tollerante, curioso, propenso a basare le proprie decisioni sulle evidenze e a interrogarsi sul senso delle cose, ma soprattutto compassionevole verso gli altri e verso sé stesso. Per chi desidera sapere come essere un leader queste sono alcune caratteristiche ritenute imprescindibili.
Si tratta in particolare dell’identikit tracciato nel corso dell'ultimo evento di Sparks Of Knowledge, un ciclo di incontri per aziende e decision maker che vogliono acquisire gli strumenti per orientarsi nel mondo del business, ampliare i loro orizzonti e anticipare i trend del futuro, promosso da LHH Recruitment Solutions, dal titolo "Hybrid Leader. Le nuove sfide di un mondo sempre più ibrido".
Luca Solari, Professore ordinario di Organizzazione aziendale presso l'Università degli Studi di Milano, ha discusso di questi temi con Luca Semeraro, President LHH Italy and SVP Recruitment Solutions Southern Europe, e Lara Carrese, Human Capital Director Comitato Organizzatore Milano Cortina 2026 Olympic and Paralympic Games, partendo da un dato di fatto.
I modelli organizzativi con cui ci si è confrontati negli ultimi decenni stanno cambiando in modo strutturale e continuativo, con i manager fanno sempre più fatica a capire se e come l’esperienza accumulata può continuare a funzionare e come, al contrario, bisognerà comportarsi in futuro.
Come essere un buon leader: la leadership ibrida
Ibrido è un concetto che torna spesso in questo momento storico: “É un concetto di processo, non una formula di risoluzione”, sottolinea Luca Solari. “Nella biologia evolutiva l’ibridazione è un processo in cui si incrociano due elementi senza sapere quale sarà il risultato finale, un’incertezza che coinvolge anche l’organizzazione. Non è più possibile confinare l’impresa entro un perimetro certo, la creazione di valore non è totalmente controllabile e il manager deve essere leader in un contesto in cui non ha più potere gerarchico assoluto”.
Si tratta di situazioni complesse, che sovvertono abitudini e stereotipi e richiedono in primo luogo la capacità di gestire le persone in un contesto in cui difficilmente ci sono certezze. Questo porta ai leader delle sfide inaspettate: “Sarà sempre più necessario imparare a gestire le contraddizioni, avere nei team persone in grado di ricoprire ruoli diversi, oppure che sanno che la loro permanenza è limitata nel tempo. Bisogna anche imparare a utilizzare al meglio le loro capacità nel momento in cui le abbiamo a disposizione”, spiega ancora Solari.
Qui entra in campo la figura del leader compassionevole, capace di cogliere tutto ciò che accade alle persone intorno a lui. “Compassionevole però non vuol dire debole: in realtà un leader ibrido è un leader intrinsecamente forte, perché sa stare in piedi anche dentro a situazioni in cui non c'è un 'appiglio' facile”.
Chi è un leader oggi: l'intelligenza collettiva
“Gli ultimi due anni hanno trasformato il mondo, ma sbaglia chi pensa che il processo si sia esaurito”, hanno commentato Luca Semeraro e Lara Carrese. “Invece quello che sta succedendo è che l’intelligenza collettiva sta progressivamente sostituendo la leadership tradizionale. Si sta uscendo da un modello rigido in cui ognuno fa solo quello che è connesso al suo ruolo, per fornire invece alle persone la possibilità di dare il proprio contributo e fare quello che al momento sanno fare meglio, che non è necessariamente quello che hanno fatto negli ultimi anni. Questa modalità crea engagement e motivazione e può dar vita a cose bellissime”.
Un nuovo approccio che si evidenzia anche nelle richieste di recruiting: “Fino a qualche anno fa ci veniva chiesto di trovare dei profili soltanto sulla base delle loro competenze specifiche, quasi che la persona nel suo complesso non facesse la differenza. Oggi invece ci sono sempre più richieste di soft skill, di intelligenza emotiva, di empatia, di consapevolezza di saper gestire le persone anche dal punto di vista emozionale, di capacità di dare fiducia, di lavorare per obiettivi puntando proprio sulla fiducia, che velocizza, ingaggia e rende le tutto molto più semplice”, ha aggiunto Semeraro. Il percorso è appena cominciato, ma la strada per le aziende che vogliono avere successo sembra chiaramente delineata.
Come diventare un leader
Esistono diversi errori che un leader non deve commettere, soprattutto nello scenario attuale. Innanzitutto, non conoscere le proprie potenzialità rappresenta un problema per chi vuole essere considerato un leader, in quanto per consentire agli altri di sviluppare appieno il proprio potenziale bisogna prima di tutto conoscere profondamente se stessi. Inoltre, un leader non deve agire in modo isolato, ma guidare gli altri e stimolarli a dare il meglio di sé.
In modo analogo non bisogna imporre la propria visione agli altri, ma far sì che venga compresa e condivisa, rimanendo aperti all’ascolto per favorire la nascita di nuove idee e un maggior interesse nel progetto. Un leader che non sviluppa la leadership negli altri commette un altro gravissimo errore, poiché per le organizzazioni è fondamentale avere a disposizione varie persone che possiedono le caratteristiche di un leader, una risorsa preziosa per affrontare qualsiasi contesto e imprevisto in modo resiliente.
Quando si diventa un leader?
Diventarlo significa essere percepiti come un leader, ossia quando gli altri riconoscono e rispettano le sue capacità di leadership. Questo non avviene in tempi rapidi, ma con dinamiche e tempistiche diverse per ognuno. In genere si tratta del culmine di un processo di leadership development, un percorso che permette di raggiungere il pieno potenziale nelle diverse fasi della propria carriera.
Come diventare un leader
Per diventare un leader bisogna innanzitutto possedere una serie di competenze, attraverso un percorso formativo ed esperienze che consentano di acquisire determinate abilità e conoscenze indispensabili per essere riconosciuti come un leader. Bisogna anche sviluppare determinate soft skills, avere fiducia in sé stessi e imparare a lavorare seguendo degli obiettivi, ma anche apprendere a semplificare le cose.
È fondamentale poi rimanere aperti al cambiamento, in quanto la posizione di leadership non è acquisita per sempre, ma richiede un costante impegno e un approccio dinamico. Bisogna anche essere disposti a prendere decisioni difficili, scelte che è necessario portare a terminare con determinazione. Naturalmente non si impara mai da soli, ma è necessario avvalersi del supporto di chi può fornire valore nel percorso per affermarsi come leader.
Noi di LHH mettiamo a disposizione soluzioni dedicate di leadership development, aiutando le organizzazioni, i leader e le persone a sviluppare la giusta mentalità per gestire la trasformazione e acquisire nuove competenze e capacità. In particolare, adottiamo un approccio human-centered, supportato dall’Intelligenza Artificiale, offrendo contenuti rilevanti e aggiornati, assessment, strumenti di e-learning e sessioni di coaching individuali o di gruppo per sviluppare la leadership in modo efficace.
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Guarda il video dell'evento sul portale di Sparks of Knowledge: Hybrid Leader. Le nuove sfide di un mondo sempre più ibrido